Sono arrivata ad una conclusione molto importante, che ha
migliorato la mia vita da parecchi anni a questa parte. E di volta in volta, nonostante
mi renda conto che da buoni risultati, non manco mai di chiedermi se sia una
posizione egoistica oppure vigliacca. Una forte debolezza mascherata da qualcos’altro
(questo me lo fa notare soprattutto una persona che mi conosce bene). Poi rinsavisco e mi dico che invece è un ottimo approccio a tutto.
Partiamo dal fatto che sentirsi delusi da qualcuno è un
sentimento che logora e distrugge qualsiasi rapporto. D’amicizia, d’amore, di
famiglia… di rispetto e amorevolezza in genere. È un sentimento che porta
subito a provare rancore, a iniziare a soppesare le cose fatte, le cose
mancate, porta a un terrificante modo di vivere basato sul do ut des, nel peggiore dei casi. E quante persone conosco che vivono
così! Con taccuino mentale segnano e ricordano tutto: cosa hanno ricevuto, cosa
hanno dato, facendo ben attenzione a dare sempre un pelino di meno di quello
che hanno preso, così, tanto per poter pensare “Non mi frega nessuno”.
Mi sono ritrovata, in passato, devastata da questo senso di mancanza, di quel qualcosa che non tornava indietro, o forse, di quel qualcosa che aspettavo arrivasse, secondo il mio codice di vita: una parola, un gesto, un atteggiamento, qualsiasi cosa. Accorgersi del mio stato d’animo, felicità o tristezza che fosse. E questa mancata corrispondenza, tac!, spezzava di volta in volta qualcosa.
Un giorno mi sono chiesta: <<è possibile che le cose che mi aspetto dagli altri siano solo nella mia testa?>> ovvero, quanto è sensato misurare gli eventi solo col proprio metro? Probabilmente anch’io manco in questo. Quello che faccio io non è assolutamente certo che sia quello che avrebbe fatto la persona che mi sta di fronte. E magari, per questa persona, io sto rappresentando una delusione.
Ed eccoci qui, il nocciolo è questo. Non è corretto aspettarsi niente da nessuno, perché questa è la prima causa di delusione. Quello che per me è ovvio, per gli altri non lo è e viceversa. Quindi, o se ne parla apertamente, ma senza pretese, oppure vivi la tua vita felicemente senza preoccuparti di quello che verrà. Pensare, al massimo, che sarebbe bello se Tizio facesse/direbbe/darebbe questo o quello, ma non è detto che farà esattamente quello che tu ti aspetti. È un ragionamento forse traballante, ma per me ha funzionato. Prima inconsciamente, poi razionalizzando, ho teorizzato il tutto.
Mi sono ritrovata, in passato, devastata da questo senso di mancanza, di quel qualcosa che non tornava indietro, o forse, di quel qualcosa che aspettavo arrivasse, secondo il mio codice di vita: una parola, un gesto, un atteggiamento, qualsiasi cosa. Accorgersi del mio stato d’animo, felicità o tristezza che fosse. E questa mancata corrispondenza, tac!, spezzava di volta in volta qualcosa.
Un giorno mi sono chiesta: <<è possibile che le cose che mi aspetto dagli altri siano solo nella mia testa?>> ovvero, quanto è sensato misurare gli eventi solo col proprio metro? Probabilmente anch’io manco in questo. Quello che faccio io non è assolutamente certo che sia quello che avrebbe fatto la persona che mi sta di fronte. E magari, per questa persona, io sto rappresentando una delusione.
Ed eccoci qui, il nocciolo è questo. Non è corretto aspettarsi niente da nessuno, perché questa è la prima causa di delusione. Quello che per me è ovvio, per gli altri non lo è e viceversa. Quindi, o se ne parla apertamente, ma senza pretese, oppure vivi la tua vita felicemente senza preoccuparti di quello che verrà. Pensare, al massimo, che sarebbe bello se Tizio facesse/direbbe/darebbe questo o quello, ma non è detto che farà esattamente quello che tu ti aspetti. È un ragionamento forse traballante, ma per me ha funzionato. Prima inconsciamente, poi razionalizzando, ho teorizzato il tutto.
Non aspetto niente da nessuno. Neanche dalle persone più
vicine a me. Tutto quello che arriva è una sorpresa. E se arriva zero, non cambia
nulla, non significa nulla. Non aggiungo un segno meno alla lista, ma solo i
segni positivi, gli accrediti. Esattamente come un conto corrente.
Non sono un asceta però (non ancora!!!) e i “torti” veri e propri ancora non riesco a digerirli. Quelli che proprio che trasudano cattiveria (ma si potrebbe pensare che ciò che per me è cattiveria sia un'altra cosa per l'altro...). Ma ho cambiato il peso da dare a questa parola. Prima, un torto sarebbe stato qualcosa che oggi, in confronto, considero una vera e propria cazzata inesistente, di alcun peso. E funziona, funziona alla grande. Si vive allegeriti da un mucchio di scemenze. Si è più vicini alla felicità.
Non sono un asceta però (non ancora!!!) e i “torti” veri e propri ancora non riesco a digerirli. Quelli che proprio che trasudano cattiveria (ma si potrebbe pensare che ciò che per me è cattiveria sia un'altra cosa per l'altro...). Ma ho cambiato il peso da dare a questa parola. Prima, un torto sarebbe stato qualcosa che oggi, in confronto, considero una vera e propria cazzata inesistente, di alcun peso. E funziona, funziona alla grande. Si vive allegeriti da un mucchio di scemenze. Si è più vicini alla felicità.
Ed infine, sempre per la serie scoperte dell’acqua calda,
ho letto che (il mitico) Osho disse press’a poco la stessa cosa e qualche altra
cosa in più, riferita in questo caso in un rapporto d’amore. L’ho letto in
questi giorni e riporto un breve brano, che mi ha confermato il mio piccolo
segreto di vita:
Donando il minimo e
rimanendo in attesa di un ritorno, si resterà avari per sempre: quell’attesa e
quell’aspettativa distruggeranno tutta la bellezza dell’amore.Se rimani in attesa e
ti aspetti un ritorno, l’altro sente che lo stai manipolando. E ogni volta che
senti che l’altro tenta di manipolarti, reagisci ribellandoti, perché è in
contrasto con l’intimo bisogno della tua anima; infatti ogni pretesa
dall’esterno ti disintegra, è un crimine contro di te perché inquina la tua
libertà. Ora non sei più sacro, non sei più il fine, vieni usato come un mezzo,
e l’atto più immorale del mondo consiste nell’usare l’altro come un mezzo.
Il che non significa che bisogna essere i fessi di turno e
rallegrarsi se qualcuno ti pesta i piedi o addirittura ti sale in testa. No,
significa che la libertà di ognuno deve essere rispettata, anche tra un intimo
rapporto di coppia, amicizia, famiglia…
Mi son trovata qui per caso e questo pensiero pare adatto al mio sentimento odierno di scoramento ... mi aspetto che gli altri, perlomeno quelli che sanno come sono e come la penso, mi rimandino ciò che desidero .. ma non è così appunto perché l'altro è altro da sè, vede e agisce diversamente...E' vero, sarebbe bello riuscire a vivere senza aspettarsi nulla, son perfettamente d'accordo... ma ancora non ci sono riuscita e ancora mi trovo a patire come in questo pomeriggio ..grazie comunque mi ha fatto bene leggere il tuo scritto:))
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