A volte ho il dubbio di essere troppo, troppo accomodante. Ultimamente
più persone vicino a me mi hanno confidato di vedermi remissiva, dove in situazioni
che non condivido, dopo un primo dialogo chiarificatore, lascio correre ogni
successivo atteggiamento recidivo che non condivido.
<<Attenzione, rischi di essere sottomessa! Perché non
vuoi tirare fuori le palle?>>
Macché, in confidenza, non me ne frega niente. Ho cambiato
profondamente opinione sul concordare o meno opinioni e azioni con gli altri,
anche con i familiari, anzi forse soprattutto. Lascio correre, perché non ho
voglia di imbastire discorsi, sostenere tesi, iniziare ad elencare errori e
gesti eroici, difendermi dalle accuse e a mia volta ribattere… che noia, che
spreco di energia. Dove sta scritto che tutti dobbiamo condividere le scelte
che facciamo? Rifuggo ogni occasione di astio. Addolcisco ogni parola mirata a
criticare, seppur costruttivamente. Finché non ci sarà una reale, concretissima
situazione per la quale sarà necessaria la mia più cruda esposizione, io resto
- come sempre, come da molto tempo a questa parte – disponibile ad ogni
dialogo, discussione, ragionamento, ma lontana da ogni parola che potrebbe
innescare litigi e infartuanti discussioni su situazioni
presenti-passate-future, quelle dove finisci per menzionare i torti e i favori
da 50 anni a questa parte, i ricordi sbiaditi di situazioni che ognuno ricorda
secondo la sua più pittoresca versione, incocludenti parole su parole su parole…..
Sto bene così, vivendo il mio presente. Il passato è stato. Il
futuro è in divenire. Nessuno conosce bene la verità come la propria coscienza.
Ma a volte, ho il dubbio di essere troppo accomodante,
soprattutto sulle piccole cose. Inizierò così ad essere una subordinata delle
decisioni del mio prossimo, solo per non aver voglia di innescare discussioni? Sarà
che tante volte le mie posizioni vengono fraintese. Sarà forse, che fraintendo
le azioni degli altri. Aspettarsi qualcosa da qualcuno è il primo passo per
rimanere delusi e avvilirsi. Ricevere senza aver avuto aspettative porta solo
gioia. Così mi infastidisce quando qualcuno si aspetta qualcosa da me perché il
suo “codice” lo richiede…
Non mi sento sottomessa. Lascio la fatica delle ciarle agli
altri. Le mie idee sono qui, chi vuole ascoltare ascolti, chi le vuole capire
capisca, chi le vuole condividere, condivida. Può farmi solo piacere. Chiaramente
tutto ciò vale anche per gli altri, che facciano quello che meglio credano. Il resto è niente.
Sta di fatto che ogni tanto, quel ribollire quasi
adolescenziale di ribellione si fa sentire in fondo alla gola, e manderei in
quel posto ameno e lontano volentieri il mio prossimo. Quella voglia di urlarsi
in faccia come il primitivo bisogno del leone di ruggire nella savana per far
sentire la sua presenza. Invece la belva cova sorniona nel silenzio, ogni tanto
apre un occhio ma, troppa fatica scomodarsi. Perché sa che se inizia a ruggire,
poi deve continuare a difendere il territorio, invece è così comodo osservare
tutto dal ramo di un albero!
Il tempo passa e divento più stanca, vigliacca o saggia?
potrebbe essere una forma di saggezza. In fondo dovremmo fare ciò che sentiamo e che ci fa star bene e non sono certo gli altri a doverci dire: tira fuori le palle!.
RispondiEliminaSempplicemente perchè magari a noi va bene così, e che siano gli altri a farlo, oppure a consigliarlo senza poi pretendere.
c'è un riflesso di immensa libertà in questo scritto. Ad alcuni fa paura.
Mi rincuora il tuo punto di vista... ecco, la libertà è una forma mentis, ma quanto è difficile tagliare i lacci che ci legano sul fondo! Sarebbe molto più comodo lasciar perdere. La libertà... è una continua scelta!
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