giovedì 28 febbraio 2013

Stanca, vigliacca o saggia?


A volte ho il dubbio di essere troppo, troppo accomodante. Ultimamente più persone vicino a me mi hanno confidato di vedermi remissiva, dove in situazioni che non condivido, dopo un primo dialogo chiarificatore, lascio correre ogni successivo atteggiamento recidivo che non condivido.

<<Attenzione, rischi di essere sottomessa! Perché non vuoi tirare fuori le palle?>>

Macché, in confidenza, non me ne frega niente. Ho cambiato profondamente opinione sul concordare o meno opinioni e azioni con gli altri, anche con i familiari, anzi forse soprattutto. Lascio correre, perché non ho voglia di imbastire discorsi, sostenere tesi, iniziare ad elencare errori e gesti eroici, difendermi dalle accuse e a mia volta ribattere… che noia, che spreco di energia. Dove sta scritto che tutti dobbiamo condividere le scelte che facciamo? Rifuggo ogni occasione di astio. Addolcisco ogni parola mirata a criticare, seppur costruttivamente. Finché non ci sarà una reale, concretissima situazione per la quale sarà necessaria la mia più cruda esposizione, io resto - come sempre, come da molto tempo a questa parte – disponibile ad ogni dialogo, discussione, ragionamento, ma lontana da ogni parola che potrebbe innescare litigi e infartuanti discussioni su situazioni presenti-passate-future, quelle dove finisci per menzionare i torti e i favori da 50 anni a questa parte, i ricordi sbiaditi di situazioni che ognuno ricorda secondo la sua più pittoresca versione, incocludenti parole su parole su parole…..

Sto bene così, vivendo il mio presente. Il passato è stato. Il futuro è in divenire. Nessuno conosce bene la verità come la propria coscienza.

Ma a volte, ho il dubbio di essere troppo accomodante, soprattutto sulle piccole cose. Inizierò così ad essere una subordinata delle decisioni del mio prossimo, solo per non aver voglia di innescare discussioni? Sarà che tante volte le mie posizioni vengono fraintese. Sarà forse, che fraintendo le azioni degli altri. Aspettarsi qualcosa da qualcuno è il primo passo per rimanere delusi e avvilirsi. Ricevere senza aver avuto aspettative porta solo gioia. Così mi infastidisce quando qualcuno si aspetta qualcosa da me perché il suo “codice” lo richiede…

Non mi sento sottomessa. Lascio la fatica delle ciarle agli altri. Le mie idee sono qui, chi vuole ascoltare ascolti, chi le vuole capire capisca, chi le vuole condividere, condivida. Può farmi solo piacere. Chiaramente tutto ciò vale anche per gli altri, che facciano quello che meglio credano. Il resto è niente.

Sta di fatto che ogni tanto, quel ribollire quasi adolescenziale di ribellione si fa sentire in fondo alla gola, e manderei in quel posto ameno e lontano volentieri il mio prossimo. Quella voglia di urlarsi in faccia come il primitivo bisogno del leone di ruggire nella savana per far sentire la sua presenza. Invece la belva cova sorniona nel silenzio, ogni tanto apre un occhio ma, troppa fatica scomodarsi. Perché sa che se inizia a ruggire, poi deve continuare a difendere il territorio, invece è così comodo osservare tutto dal ramo di un albero!

Il tempo passa e divento più stanca, vigliacca o saggia?